giovedì 22 ottobre 2015

Così parlò Zarathustra- DELLE CATTEDRE DELLA VIRTU'

Buon pomeriggio! Come promesso, anche oggi sono qui con il nostro caro Nietzsche. Ci scusiamo per l'assenza, ma il nostro ospite ha avuto dei problemi di salute.
Oggi analizzeremo il secondo argomento di "Così parlò Zarathustra": Delle cattedre della virtù.

1. Caro Nietzsche, la ringraziamo per essere qui, nonostante i Suoi problemi di salute. Potrebbe iniziare l'intervista con un discorso introduttivo sulla virtù?
- Salve cari lettori. Come vi ho sempre detto, i problemi di salute, non mi ostacoleranno mai sull'esprimere il mio pensiero; potranno portarmi problemi a livello fisico, ma sono qui e vi esporrò il mio punto di vista.
Cominciamo dalla virtù. La virtù non sta nelle grandi gesta, nei grandi tesori o nei molti onori. La virtù consiste nella "volontà di potenza". Sapete di cosa sto parlando? Ricordate quando, nella scorsa intervista, vi parlai del cammello e della sua succube situazione? Ecco! La volontà di potenza è l'opposto della morale degli schiavi. 

2. Nel libro, ci parla del dialogo tra Zarathustra e un saggio dalla buona retorica sul sonno e sulla virtù. Cosa vuole dirci il saggio?
- Vedete, ogni discorso di Zarathustra è legato all'altro. Se mi avete ascoltato e compreso, saprete bene che questo libro è un inno a favore dell'amicizia con se stessi. Il saggio dice a Zarathustra che per dormire bene, ovvero, per concludere la giornata serenamente, bisogna vincere dieci volte al giorno se stessi. Prima di andare a letto dobbiamo sorridere dieci volte al giorno, dobbiamo andare a letto felici! Via la malinconia! Inoltre, bisogna trovare dieci verità al giorno; volete mica andare a letto con dubbi frastornanti in mente? 

3. E riguardo Zarathustra, cosa pensa di questo saggio?
- Zarathustra fissava in maniera distaccata il saggio; in realtà lo ammirava, ma Zarathustra era così: osservava tutto e tutti con molta attenzione, senza entrarci troppo dentro. Lui pensava fosse un folle, ma sapeva bene che il saggio di sonno se ne intendesse. Pensava che fosse una fortuna per chiunque incontrasse il saggio. Il suo sonno era contagioso, ma non contagioso come la peste; era contagioso come un sorriso spontaneo. La mente di Zarathustra, però, non era così libera. Non poteva cadere in quel sonno... troppo facile per lui.

4. Cosa spingeva il saggio a cercare questo buon sonno?
- Vi darò una risposta un po' cruda e con sfumature di angoscia. Per il saggio, la saggezza era un sonno senza sogni: non conosceva miglior senso della vita. Purtroppo le persone come lui sono destinate ad estinguersi, finiranno tutti con l'addormentarsi.

5. Un'ultima domanda per l'intervista di oggi: cosa consiglia Lei, a tutti noi comuni mortali, per chiudere la giornata serenamente? 
- Guardi, sta chiedendo una cosa per assurdo ad una persona che spesso scoppia in pensieri di pazzia. Non posso che consigliarvi le cose più semplici che le cose materiali non potranno mai darvi: mi riferisco alle piccole emozioni che provate durante la giornata, le cose buone e genuine in cui vi imbattete.
Prima di chiudere gli occhi pensate: "Quali sono state le mie dieci vittorie? E le dieci verità? E le dieci risate con cui il mio cuore è diventato amichevole?" Pensate ai consigli del saggio, ma a differenza sua, dopo esservi addormentati, svegliatevi!

martedì 20 ottobre 2015

Così parlò Zarathustra- LE TRE METAMORFOSI

Buon pomeriggio a tutti! Come promesso ieri, cominceremo ad analizzare i vari argomenti dell'opera "Così parlò Zarathustra". Il primo discorso di Zarathustra è sulle tre metamorfosi: argomento principale per intraprendere la lettura di questa meravigliosa opera. Vediamo, insieme al grande Nietzsche, di cosa si tratta.

1. Buon pomeriggio Friedrich. Sfogliando il suo libro, notiamo come primo argomento quello delle tre metamorfosi. Di quali metamorfosi stiamo parlando?
- Buon pomeriggio a tutti voi! Le metamorfosi, di cui voglio parlarvi, sono le tre metamorfosi dello spirito: lo spirito si trasforma in cammello, il cammello in leone e il leone in bambino.

2. Iniziamo dal cammello. Perché ha scelto questa figura?
- Veda, spesso, noi feriamo il nostro spirito. Lo carichiamo con pesi davvero gravosi. Nel mio libro, riporto l'esempio dell'amare coloro che ci disprezzano e tendere la mano allo spettro che vuole metterci paura. Ora, guardate dentro voi. Non è questo non avere rispetto della propria anima? La risposta è si, cari lettori. La figura del cammello rappresenta a pieno l'uomo, che come il cammello, si carica di tolleranza, di cose difficilissime. Lo spirito si mortifica. E' proprio allora che deve avvenire la seconda metamorfosi.

3. Ci parli della seconda metamorfosi.
- Nella seconda metamorfosi lo spirito diviene leone. Il leone vuole conquistarsi la libertà ed essere signore della propria anima. Possiamo paragonarla come una rivincita nei confronti del cammello che era. In questa fase, il leone, vuole combattere contro il grande drago. Chi è il grande drago? Il grande drago si chiama "Tu devi". E' proprio lì che lo spirito del leone risponde "Io voglio". In conclusione, vi spiego a cosa serve lo spirito del leone: serve a procurarsi libertà di creare; serve a dire "No" anche dinanzi al dovere; serve a trovare la pazzia e l'arbitrio per potersi prendere, con la forza, la libertà d'amore.

4. A questo punto, una domanda sorge spontanea: cosa può fare lo spirito del fanciullo che non riesca a fare quello del leone?
- Il fanciullo rappresenta innocenza, dimenticanza, un nuovo inizio, un gioco, un sacro dire sì. Vi chiederete a cosa mi riferisca, ma è semplice. Lo spirito del fanciullo vuole la sua volontà. 

5. In conclusione, cosa ci consiglia di fare a tutti noi, comuni mortali, difronte alle tre metamorfosi?
- A favore dell'amicizia con se stessi, non mi rimane che mostrarvi il mio inno alla vita. Stupitevi davanti alle cose! Abbiate la capacità di apprezzare le cose e provate l'inebriante piacere di scoprire cose nuove, così come appaiono le prime cose ai fanciulli. Ritrovate la spontaneità persa. Riconquistate l'innocenza affogata. Solo allora la vostra vita sarà splendente e gaia, come il viso di un bambino.




lunedì 19 ottobre 2015

Così parlò Zarathustra pt.1

Mi trovo qui, con il grande Nietzsche e, come promesso, affronteremo una delle sue più grandi opere mai realizzate sulla faccia della terra. Scoprite, tramite l'intervista, di quale capolavoro stiamo parlando.

1. Caro Friedrich, qual è l'opera che ha deciso di mostrarci e perché?
- L'opera di cui voglio parlarvi oggi mi tenne occupato dal 1883 al 1885. Due anni, due intensi anni, che mi permisero di esprimere le nozioni di "superuomo". Sto parlando di "Così parlò Zarathustra".

2. In linea generale, come affronta la nozione di "superuomo", in questa opera?
- Parto dal presupposto che il superuomo non è un'idea astratta o un'illusione infondata. Sono sicuro che il superuomo sia qualcosa di raggiungibile; mi permetto di dire, che molti non riusciranno mai nemmeno a capirne il concetto. Il superuomo è colui che si assume consapevolmente su di sé il compito di un "auto-superamento". Ma non temete, di questo ve ne parlerò in seguito.

3. Ha già affermato più volte che "Così parlò Zarathustra" è un libro "per tutti e per nessuno". Ci spieghi il perché di questa profonda frase.
- La mia affermazione "Un libro per tutti e per nessuno", riguardo l'opera, è un vero e proprio grido di solitudine e, allo stesso tempo, una provocazione. Per ognuno, è semplice aprire un libro e leggerne le parole. Un libro, però, ha bisogno di essere vissuto, compreso, messo in discussione. Spesso ho sentito conclusioni assurde sul mio pensiero; sono stato definito un egocentrista, un promotore di violente ideologie, un pazzo solitario. Che dire! Il mio messaggio è un lusso e ricco sarà chi lo riceverà.

4. Quando parla di "provocazione", cosa intende?
- In "Così parlò Zarathustra", la mia provocazione assume la forma compiuta di un messaggio oracolare. Il mio è un vero e proprio manifesto contro la mediocrità che si traveste da morale. Il mio messaggio è un inno a favore dell'amicizia con se stessi, maturata nella solitudine; un inno alla vita che sappia trovare in sé il suo scopo; un inno alla volontà che si afferma gioiosa. 

5. Un'ultima domanda, prima di entrare completamente nell'opera. Chi è Zarathustra? Perché scelse lui?
- Zarathustra fu un profeta e mistico iranico; è la figura di colui che deve annunciare una nuova dimensione del mondo e quindi dell'essere. Il titolo da me scelto (Così parlò Zarathustra) indica proprio "la parola di Zarathustra", il quale parla di una nuova "rivelazione". Di questa rivelazione ve ne parlerò durante il racconto del mio libro.

6. Con sommo piacere, noi saremo pronti ad ascoltarla. Alla prossima!
- Non mi rimane che ringraziarvi per l'attenzione. Nella prossima intervista vi parlerò delle tre Metamorfosi. A rivedervi! 

domenica 18 ottobre 2015

La vita di Nietzsche

Mi trovo qui, con uno dei più grandi filosofi di fine '800: Friedrich Nietzsche. Oggi, parleremo della sua vita, giusto per comprendere dove nacque, quali studi affrontò e le difficoltà che si presentarono nella sua frastornata vita.

1. Salve, Immenso Nietzsche, o forse preferisce essere chiamato Friedrich?
-Salve a lei! Il modo in cui mi chiamerà non cambierà la nostra conversazione. Ho avuto ben tre nomi: Friedrich Wilhelm Nietzsche; solo successivamente abbandonai Wilhelm. 
Se preferisce potrà chiamarmi Friedrich. Vedo che condividiamo il nome... cambia solo la lingua.

2. Benissimo! Sarà un onore condividere, con un uno come Lei, il nome. Iniziamo l'intervista. 
Dov'è nato?
-La ringrazio per avermi evitato la data, ma non ho scrupoli a svelarvi la mia età. Nacqui nel 1844 a Rocken, nei pressi di Lipsia. Ai tempi, mio padre svolgeva, proprio lì, il ruolo di pastore protestante.

3. Parlando di suo padre: gira voce che lui ebbe un'influenza molto interessante sul Suo nome. Il nome Friedrich non è stato scelto casualmente, o è solo una falsa voce che gira?
-Stranamente, è una notizia vera. Quando nacqui, mio padre decise di chiamarmi Friedrich, in onore del re Federico Guglielmo IV di Prussia, il quale compì quarantanove anni proprio nel giorno della mia nascita. 

4. Una storia molto interessante. Passiamo ai Suoi studi. Dove e quando cominciò?
-Ah, gli studi! I miei primi studi furono quelli ginnasiali a Pforte, tra il 1858 e il 1864. Ai tempi, la mia passione alle lettere classiche e alla musica ardeva.

5. I suoi studi non ebbero, però, sempre una conclusione positiva. Ci parli dei suoi studi intrapresi a Bonn.
-Come ha già accennato Lei, nel 1865, interruppi gli studi di teologia intrapresi a Bonn. Di certo, non posso averne un ricordo candido, però da lì cominciò a prendere vita la mia vera passione. Abbandonai gli studi teologici per dedicarmi allo studio della filologia e solo allora riuscì ad entrare all'Università di Lipsia, anche grazie al mio caro amico Friedrich Ritschl. 

6. Mi parli di Ritschl. Come mai lo ringrazia con tanto affetto?
- Se ho intrapreso gli studi all'università di Lipsia è solo grazie a lui. Inoltre, nutriva nei miei confronti un tale apprezzamento che non posso non ringraziarlo tutt'oggi. Grazie alla sua ammirazione nei miei confronti, riuscì a farmi ottenere una cattedra di Lingua e Letteratura greca, presso l'università di Basilea, nonostante non avessi ottenuto, ancora, il dottorato.

7. Mi parli di questi anni di insegnamento, delle nuove scoperte e delle opere.
-Senza dubbio, furono anni di intenso studio. A Lipsia conobbi Richard Wagner che ebbe un'influenza non poco importante nell'elaborazione del mio pensiero. Oltre all'influenza di Wagner, avvertì quella del pensiero di Schopenhauer. Solo nel 1878 mi distaccherò definitivamente da Wagner e Schopenhauer. 
Per quanto riguarda le opere, composi una vasta serie di produzioni: da "Il dramma musicale greco" a "Umano troppo umano". Si parla di circa sette opere, prodotte tra il 1870 e il 1878. 

8. Una serie di produzioni che mi permetto di definire Capolavori. Come tutti sappiamo, rinunciò all'insegnamento. Ci spieghi perché.
-Affrontare questo argomento, nonostante siano passati molti anni, mi trafigge ancora. Ma non mi lascerò sopraffare dalla malinconia. Nel 1879, dovetti rinunciare all'insegnamento universitario, che avevo già interrotto nel 1875, a causa dell'aggravarsi dei miei problemi di salute.

9. Molto toccante e struggente. Come cambiò la sua vita, una volta interrotto l'insegnamento?
-Beh! Dal punto di vista economico, mi ritrovai a vivere con la sola pensione accademica. Il vero problema, però, erano le forti emicranie e disturbi di vario genere che andavano sempre ad aggravarsi. Cercavo costantemente sollievo in Svizzera, Francia e Italia, date le località climatiche di cui vantano.

10. Ha mai pensato, a causa della Sua malattia, di mollare tutto?
-A mio parere, la vera forza sta nel coraggio. In situazioni come queste si necessita del doppio di coraggio. Nonostante la mia grave malattia, non cessai mai di scrivere e di pubblicare opere. Fu, proprio in quegli anni, che nacquero le mie opere più importanti che esprimono al massimo il mio pensiero: "Aurora: Riflessioni sui pregiudizi morali", "La gaia scienza", "Canti del principe Vogelfrei", "Così parlò Zarathustra", "Al di là del bene e del male", "Genealogia della morale", "La volontà di potenza", "Il caso Wagner", "Il crepuscolo degli idoli", "Nietzsche contro Wagner", "Ecce homo".

11. La ringrazio grande Friedrich, anzi, per concludere, voglio chiamarla Nietzsche, perchè Lei è unico. E' stata un'emozione unica intervistarla. Sarò felice di ascoltarla, nuovamente, su uno dei Suoi più grandi capolavori. A rivederci! 
-Il piacere è stato tutto mio e lo sarà ancora di più alla prossima intervista. A rivederla! 

Dove tutto ebbe inizio

Questo Blog è indirizzato a tutti coloro che amano la filosofia, a tutti coloro che la odiano e a tutti coloro che vogliono una mano a comprenderla. 
Comincerò con l'occuparmi di uno dei più grandi filosofi di sempre; colui che creò polemiche e stupì i più coraggiosi; sto parlando del grande, immenso, unico Friedrich Nietzsche. 
Personalmente avrò l'onore di intervistarlo e comprendere, grazie a lui, il suo pensiero. 
Cominceremo facendogli due domande sulla sua vita. 
Ovviamente, personalmente non avrò mai l'onore (almeno in questa vita) di incontrarlo; questa intervista è il frutto di un accurato studio: amore, dedizione e ammirazione mi hanno portato a comprendere il suo pensiero. 
Inizia la nostra avventura con Nietzsche e con il suo massimo capolavoro: "Così parlo Zarathustra".
Per leggere l'intervista sulla vita leggere il mio prossimo blog "La vita di Nietzsche".
Buona lettura!