1. Salve, Immenso Nietzsche, o forse preferisce essere chiamato Friedrich?
-Salve a lei! Il modo in cui mi chiamerà non cambierà la nostra conversazione. Ho avuto ben tre nomi: Friedrich Wilhelm Nietzsche; solo successivamente abbandonai Wilhelm.
Se preferisce potrà chiamarmi Friedrich. Vedo che condividiamo il nome... cambia solo la lingua.
2. Benissimo! Sarà un onore condividere, con un uno come Lei, il nome. Iniziamo l'intervista.
Dov'è nato?
-La ringrazio per avermi evitato la data, ma non ho scrupoli a svelarvi la mia età. Nacqui nel 1844 a Rocken, nei pressi di Lipsia. Ai tempi, mio padre svolgeva, proprio lì, il ruolo di pastore protestante.
3. Parlando di suo padre: gira voce che lui ebbe un'influenza molto interessante sul Suo nome. Il nome Friedrich non è stato scelto casualmente, o è solo una falsa voce che gira?
-Stranamente, è una notizia vera. Quando nacqui, mio padre decise di chiamarmi Friedrich, in onore del re Federico Guglielmo IV di Prussia, il quale compì quarantanove anni proprio nel giorno della mia nascita.
4. Una storia molto interessante. Passiamo ai Suoi studi. Dove e quando cominciò?
-Ah, gli studi! I miei primi studi furono quelli ginnasiali a Pforte, tra il 1858 e il 1864. Ai tempi, la mia passione alle lettere classiche e alla musica ardeva.
5. I suoi studi non ebbero, però, sempre una conclusione positiva. Ci parli dei suoi studi intrapresi a Bonn.
-Come ha già accennato Lei, nel 1865, interruppi gli studi di teologia intrapresi a Bonn. Di certo, non posso averne un ricordo candido, però da lì cominciò a prendere vita la mia vera passione. Abbandonai gli studi teologici per dedicarmi allo studio della filologia e solo allora riuscì ad entrare all'Università di Lipsia, anche grazie al mio caro amico Friedrich Ritschl.
6. Mi parli di Ritschl. Come mai lo ringrazia con tanto affetto?
- Se ho intrapreso gli studi all'università di Lipsia è solo grazie a lui. Inoltre, nutriva nei miei confronti un tale apprezzamento che non posso non ringraziarlo tutt'oggi. Grazie alla sua ammirazione nei miei confronti, riuscì a farmi ottenere una cattedra di Lingua e Letteratura greca, presso l'università di Basilea, nonostante non avessi ottenuto, ancora, il dottorato.
7. Mi parli di questi anni di insegnamento, delle nuove scoperte e delle opere.
-Senza dubbio, furono anni di intenso studio. A Lipsia conobbi Richard Wagner che ebbe un'influenza non poco importante nell'elaborazione del mio pensiero. Oltre all'influenza di Wagner, avvertì quella del pensiero di Schopenhauer. Solo nel 1878 mi distaccherò definitivamente da Wagner e Schopenhauer.
Per quanto riguarda le opere, composi una vasta serie di produzioni: da "Il dramma musicale greco" a "Umano troppo umano". Si parla di circa sette opere, prodotte tra il 1870 e il 1878.
8. Una serie di produzioni che mi permetto di definire Capolavori. Come tutti sappiamo, rinunciò all'insegnamento. Ci spieghi perché.
-Affrontare questo argomento, nonostante siano passati molti anni, mi trafigge ancora. Ma non mi lascerò sopraffare dalla malinconia. Nel 1879, dovetti rinunciare all'insegnamento universitario, che avevo già interrotto nel 1875, a causa dell'aggravarsi dei miei problemi di salute.
9. Molto toccante e struggente. Come cambiò la sua vita, una volta interrotto l'insegnamento?
-Beh! Dal punto di vista economico, mi ritrovai a vivere con la sola pensione accademica. Il vero problema, però, erano le forti emicranie e disturbi di vario genere che andavano sempre ad aggravarsi. Cercavo costantemente sollievo in Svizzera, Francia e Italia, date le località climatiche di cui vantano.
10. Ha mai pensato, a causa della Sua malattia, di mollare tutto?
-A mio parere, la vera forza sta nel coraggio. In situazioni come queste si necessita del doppio di coraggio. Nonostante la mia grave malattia, non cessai mai di scrivere e di pubblicare opere. Fu, proprio in quegli anni, che nacquero le mie opere più importanti che esprimono al massimo il mio pensiero: "Aurora: Riflessioni sui pregiudizi morali", "La gaia scienza", "Canti del principe Vogelfrei", "Così parlò Zarathustra", "Al di là del bene e del male", "Genealogia della morale", "La volontà di potenza", "Il caso Wagner", "Il crepuscolo degli idoli", "Nietzsche contro Wagner", "Ecce homo".
11. La ringrazio grande Friedrich, anzi, per concludere, voglio chiamarla Nietzsche, perchè Lei è unico. E' stata un'emozione unica intervistarla. Sarò felice di ascoltarla, nuovamente, su uno dei Suoi più grandi capolavori. A rivederci!
-Il piacere è stato tutto mio e lo sarà ancora di più alla prossima intervista. A rivederla!
Se preferisce potrà chiamarmi Friedrich. Vedo che condividiamo il nome... cambia solo la lingua.
2. Benissimo! Sarà un onore condividere, con un uno come Lei, il nome. Iniziamo l'intervista.
Dov'è nato?
-La ringrazio per avermi evitato la data, ma non ho scrupoli a svelarvi la mia età. Nacqui nel 1844 a Rocken, nei pressi di Lipsia. Ai tempi, mio padre svolgeva, proprio lì, il ruolo di pastore protestante.
3. Parlando di suo padre: gira voce che lui ebbe un'influenza molto interessante sul Suo nome. Il nome Friedrich non è stato scelto casualmente, o è solo una falsa voce che gira?
-Stranamente, è una notizia vera. Quando nacqui, mio padre decise di chiamarmi Friedrich, in onore del re Federico Guglielmo IV di Prussia, il quale compì quarantanove anni proprio nel giorno della mia nascita.
4. Una storia molto interessante. Passiamo ai Suoi studi. Dove e quando cominciò?
-Ah, gli studi! I miei primi studi furono quelli ginnasiali a Pforte, tra il 1858 e il 1864. Ai tempi, la mia passione alle lettere classiche e alla musica ardeva.
5. I suoi studi non ebbero, però, sempre una conclusione positiva. Ci parli dei suoi studi intrapresi a Bonn.
-Come ha già accennato Lei, nel 1865, interruppi gli studi di teologia intrapresi a Bonn. Di certo, non posso averne un ricordo candido, però da lì cominciò a prendere vita la mia vera passione. Abbandonai gli studi teologici per dedicarmi allo studio della filologia e solo allora riuscì ad entrare all'Università di Lipsia, anche grazie al mio caro amico Friedrich Ritschl.
6. Mi parli di Ritschl. Come mai lo ringrazia con tanto affetto?
- Se ho intrapreso gli studi all'università di Lipsia è solo grazie a lui. Inoltre, nutriva nei miei confronti un tale apprezzamento che non posso non ringraziarlo tutt'oggi. Grazie alla sua ammirazione nei miei confronti, riuscì a farmi ottenere una cattedra di Lingua e Letteratura greca, presso l'università di Basilea, nonostante non avessi ottenuto, ancora, il dottorato.
7. Mi parli di questi anni di insegnamento, delle nuove scoperte e delle opere.
-Senza dubbio, furono anni di intenso studio. A Lipsia conobbi Richard Wagner che ebbe un'influenza non poco importante nell'elaborazione del mio pensiero. Oltre all'influenza di Wagner, avvertì quella del pensiero di Schopenhauer. Solo nel 1878 mi distaccherò definitivamente da Wagner e Schopenhauer.
Per quanto riguarda le opere, composi una vasta serie di produzioni: da "Il dramma musicale greco" a "Umano troppo umano". Si parla di circa sette opere, prodotte tra il 1870 e il 1878.
8. Una serie di produzioni che mi permetto di definire Capolavori. Come tutti sappiamo, rinunciò all'insegnamento. Ci spieghi perché.
-Affrontare questo argomento, nonostante siano passati molti anni, mi trafigge ancora. Ma non mi lascerò sopraffare dalla malinconia. Nel 1879, dovetti rinunciare all'insegnamento universitario, che avevo già interrotto nel 1875, a causa dell'aggravarsi dei miei problemi di salute.
9. Molto toccante e struggente. Come cambiò la sua vita, una volta interrotto l'insegnamento?
-Beh! Dal punto di vista economico, mi ritrovai a vivere con la sola pensione accademica. Il vero problema, però, erano le forti emicranie e disturbi di vario genere che andavano sempre ad aggravarsi. Cercavo costantemente sollievo in Svizzera, Francia e Italia, date le località climatiche di cui vantano.
10. Ha mai pensato, a causa della Sua malattia, di mollare tutto?
-A mio parere, la vera forza sta nel coraggio. In situazioni come queste si necessita del doppio di coraggio. Nonostante la mia grave malattia, non cessai mai di scrivere e di pubblicare opere. Fu, proprio in quegli anni, che nacquero le mie opere più importanti che esprimono al massimo il mio pensiero: "Aurora: Riflessioni sui pregiudizi morali", "La gaia scienza", "Canti del principe Vogelfrei", "Così parlò Zarathustra", "Al di là del bene e del male", "Genealogia della morale", "La volontà di potenza", "Il caso Wagner", "Il crepuscolo degli idoli", "Nietzsche contro Wagner", "Ecce homo".
11. La ringrazio grande Friedrich, anzi, per concludere, voglio chiamarla Nietzsche, perchè Lei è unico. E' stata un'emozione unica intervistarla. Sarò felice di ascoltarla, nuovamente, su uno dei Suoi più grandi capolavori. A rivederci!
-Il piacere è stato tutto mio e lo sarà ancora di più alla prossima intervista. A rivederla!
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